All’interno del comportamentismo si sono strutturati tre principi cardine: il condizionamento classico, operante e vicario.
Ivan Sechenov, fisiologo russo, nella seconda metà dell’800 affermò che l’attività psichica dell’individuo può essere conosciuta tramite i processi fisiologici che regolano i riflessi. È considerato il padre della fisiologia russa e considerava l’attività psichica un particolare insieme di comportamenti riflessi. Postulò anche che il pensiero è un arco riflesso.
Il padre del condizionamento classico è il fisiologo russo Ivan Pavlov, Nobel per la medicina nel 1904. Egli introdusse gli studi sull’apprendimento attraverso il condizionamento della risposta di salivazione del famoso cane di Pavlov.
Da Sechenov, Pavlov riprende alcuni concetti, tra cui: il comportamento è dato da una stimolazione esterocettiva o enterocettiva, semplice o complessa, che si irradia nel sistema nervoso lungo vie innate; la stimolazione lascia delle tracce a livello neurale che si consolidano con il ripetersi della stimolazione stessa; infine, i processi inibitori possono impedire la comparsa delle risposte riflesse.
Pavlov criticò la psicologia mentalista, allora dominante, secondo la quale il comportamento può, e deve essere, spiegato attraverso il ricorso a processi mentali non-osservabili dall'esterno. Condusse esperimenti sul condizionamento motorio (es. scossa o luce --> movimento zampa), coniando il termine “reflessologia”.
Grazie ai suoi esperimenti, Pavlov scoprì “per caso” i riflessi condizionati mentre studiava i processi digestivi. Studiò le modifiche delle secrezioni salivari dei cani in base al tipo di composizione dello stimolo. Notò che l’eccitazione diretta delle papille gustative provocava una variazione della quantità di saliva normalmente prodotta, ma vi erano casi in cui le papille reagivano anche in assenza di stimolo!
L’organismo possiede, allo stato naturale, dei riflessi incondizionati o innati. Un dato stimolo incondizionato (SI) provoca necessariamente la comparsa di un particolare tipo risposta (RI), senza precedente apprendimento.
Venne introdotto uno stimolo neutro (SN), ovvero uno stimolo che non è in grado di produrre naturalmente quella data risposta incondizionata (RI), associato ad uno stimolo incondizionato (SI). L’associatone SN+SI venne ripetuta N volte.
Si osservò che la RI venne prodotta anche solo in presenza di SN, ovvero in assenza dello SI. A questo punto, SN non si chiama più stimolo neutro, ma stimolo condizionato (SC), e la RI non è più la riposta incondizionata, ma diviene risposta condizionata (RC).
Il rinforzo è un mezzo per elicitare la risposta che deve essere appresa: al presentarsi dello SI si verificala RI. Lo SI (stimolo incondizionato) è un rinforzo primario (SR), cioè tale in natura per le sue stesse caratteristiche, mentre lo SC (stimolo condizionato) è un rinforzo secondario (Sr), cioè acquisisce la sua proprietà rinforzante perché abbinato a SR.
Grazie a questo processo, gli stimoli acquisiscono un potere elicitante nonostante non siano stati direttamente usati in un processo di condizionamento classico.
È dovuta all’irradiazione dell’eccitazione: a livello della corteccia cerebrale vengono eccitate zone che possono essere direttamente eccitate solo tramite la presentazione di stimoli via via più differenziati rispetto allo SC usato. È una regola generale che si verifica sempre, anche se la sua ampiezza varia. Esiste un gradiente di generalizzazione che esprime il rapporto tra il potere elicitante dello SC e quello degli altri stimoli divenuti SC per generalizzazione.
Si ha recupero spontaneo quando lo SC sembra recuperare parte del proprio potere elicitante spontaneamente, senza venire nuovamente associato allo SI.
Per estinzione si intende l’eliminazione del rinforzo, cioè la presentazione più volte dello SC senza più abbinarlo allo SI. Il condizionamento è tanto più forte quanto più elevato sarà il numero di presentazioni del solo SC necessarie per estinguere la RC.
Può essere esterna (incondizionata) o interna. Nel primo caso, un potenziale SC estraneo “disturba” o copre (overshadowing) il vero SC, oppure è troppo intenso o troppo frequente. Nel secondo, invece, la mancata presentazione dello SI (si rompe il collegamento SC-SI per estinzione), ad un ritardo o per condizionamento.
Watson credeva profondamente nelle potenzialità dell’apprendimento e affermò che l'uomo è totalmente il prodotto delle sue esperienze. Pubblicò la “psicologia dal punto di vista di un comportamentista” nel 1919, in cui descriveva alcuni studi sulle paure infantili. Dimostrò che le paure possono essere apprese e generalizzate, e che si poteva insegnare ai bambini a non provare più paura di fronte allo stimolo che l’aveva indotta in precedenza.
Watson e Rayner fecero apprendere una risposta condizionata di paura al piccolo Albert, di circa 9 mesi. Dopo essersi accertati che Albert non esprimesse alcuna forma di paura nei confronti di un topolino bianco, ogni contatto con questo venne seguito da un rumore improvviso ed assordante. Dopo un numero molto basso di ripetizioni di tale associazione, la sola presenza del topolino produceva le tipiche risposte di paura e della fobia: fuga, pianto, tremori etc.. La RC si generalizzò ad altri oggetti quali: un coniglio, una pelliccia o una maschera di Babbo Natale.
Una volta indotta la fobia, Rayner dette inizio al trattamento che consisteva in:
- Presentare costantemente al bambino quegli stimoli che elicitavano le risposte di paura senza l’associazione con lo stimolo fobigeno. L’intento era che l’eliminazione dello SI (il rumore) portasse all’eliminazione della RC (paura);
- Ricondizionarlo mostrandogli l’oggetto fobico e stimolare contemporaneamente le zone erogene;
- Cercare di ricondizionarlo regalandogli delle caramelle o altri dolcetti assieme alla presentazione del topolino;
- Dar vita ad attività di varia natura con l’animale temuto, osservando il comportamento di un bambino assunto come modello (si veda condizionamento vicario).
Sfortunatamente per Albert, sua madre gli impedì di continuare a partecipare ad altri esperimenti, e Watson e Rayner non riuscirono a decondizionarlo, ovvero a fargli estinguere la RC.
Consistono nell’associazione dello SI/SC a uno stimolo aversivo. Lo scopo è di rendere sgradevole uno stimolo in precedenza appetitivo per il soggetto, ma sono sempre meno usate a causa dell’invasività del trattamento.
L’esposizione determina progressivamente l’estinzione delle risposte di evitamento attraverso un processo di abituazione allo stimolo: si riducono e poi scompaiono le reazioni fisiologiche e comportamentali legate a quell’SC specifico.
Consiste nella riduzione, fino alla scomparsa, di specifiche risposte fisiologiche e comportamentali in seguito a presentazioni ripetute, o al perdurare nel tempo di un determinato stimolo. È un processo adattivo di apprendimento.
Grazie a queste tecniche è possibile eliminare più efficacemente una risposta condizionata se, assieme alla sua estinzione (per lo stesso stimolo) viene condizionata una nuova risposta. Fa parte di questo gruppo la desensibilizzazione sistematica.
Lo scopo è di eliminare i comportamenti di evitamento attraverso l’estinzione: si espone una persona ad una situazione ansiogena senza gradualità e senza possibilità di evitarla.
Bibliografia
· Meazzini, P., Carnevali, F. (2019). Dal comportamentismo alla terapia del comportamento. FrancoAngeli Editore.
· Zorzi, M., Girotto, V. (2004). Manuale dipsicologia generale. Il Mulino, Bologna.
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