Prendere consapevolezza: riconoscere l'ansia

L'ansia è comune a tutti noi, è fondamentale per poterci preparare nel modo migliore di fronte ad un compito, per eseguirlo con la performance migliore che possiamo offrire in quel momento. Ma superata una certa soglia, l'ansia funzionale e adattiva si trasforma in un qualcosa che ci ostacola e ci mette i bastoni tra le ruote.

Intro

L’ansia è innata ed è comune a tutti gli esseri umani. È una risposta adattiva e fisiologica che ha la funzione di preparare l’organismo ad un imminente pericolo. È un meccanismo di risposta cognitivo (pensieri come “sto per morire”, “sto per avere un infarto”...), affettivo (sentimenti ed emozioni come nervosismo, terrore, allarme, preoccupazione...), fisiologico (tutto ciò che riguarda l’attivazione del sistema nervoso simpatico, come frequenza cardiaca e respiratoria, aumento conduttanza cutanea, tensione muscolare...) e comportamentale (fight, flight or freeze response, evitamento...), che viene innescato da ciò che l’individuo percepisce come minaccioso, fisicamente presente o meno che sia. La minaccia ha le caratteristiche di imprevedibilità, incontrollabilità e potenzialmente è dannosa per la propria integrità fisica.

La differenza tra ansia e paura

Ad un occhio ingenuo, parrebbe che la paura e l’ansia coincidano. Non è così! La differenza principale è che la paura è nei confronti di uno stimolo presente e definito. L’ansia, invece, riguarda un qualcosa (evento, situazione o oggetto/animale) che non è presente ma che si teme si manifesti o si incontri in un futuro. Facciamo un esempio: immaginate di star camminando in un sentiero in montagna e di accorgervi che state per pestare una vipera. Subito vi sale il cuore in gola, fate un salto indietro continuando a tenere gli occhi ben fissi sulla vipera, giusto? Questa è una normale risposta di paura.  

Se, invece, sapete che domani si terrà l’esame di guida per prendere la patente, vi sentite nervosi, tesi, preoccupati, con i battiti un po’ accelerati e i pensieri che vanno verso tutte le cose che potrebbero andare storte, giusto? Questa è una classica risposta d’ansia nei confronti di qualcosa di non ben definito che non è presente nel qui ed ora.

Entrambe le risposte sono molto simili e sono estremamente necessarie per la sopravvivenza della specie in quanto preparano l’individuo a fronteggiare al meglio una minaccia. Senza di esse, ci saremmo già estinti!

Il vizio dell’ansia: diventare patologica

Abbiamo visto come l’ansia sia un meccanismo fisiologico normale che riguarda la sopravvivenza della specie. Di conseguenza, all’interno di un certo range, l’ansia è del tutto normale, e anzi, del tutto funzionale e adattiva.

Il problema sorge quando l’ansia di un individuo aumenta fino a superare quella soglia, alterando il funzionamento dell’individuo portando a tutta una serie di comportamenti disfunzionali, primo tra tutti l’evitamento delle situazioni indesiderate (es. non presentarsi all’esame di guida).

Yerkes e Dodson, nel 1908, hanno formulato una legge secondo la quale l’ansia ha un andamento a gaussiana (che vedete qui sotto) quando si deve sostenere una prova.

I due ricercatori hanno messo in relazione la qualità della performance eseguita e il livello di arousal (ovvero l’attivazione di tipo fisiologico, cioè tutto quello che si sente a livello corporeo). Risulta evidente che è necessario che ci sia un po’ di ansia per eseguire una performance ottimale, e che né troppo poca né troppa hanno degli effetti positivi sulla resa.

Di conseguenza, l’eliminazione totale dell’ansia non è possibile e non è nemmeno auspicabile, ma il suo ridimensionamento all’interno del range ottimale è possibile.

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